La schiavitù medioevale : e la sua influenza sui caratteri antropologici degli italiani

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LA SCHIAVITU' MEDIOEVALE 9

di schiavi fino alla fine del XVII secolo. Ma la diminuzione cominciò già verso la metà del 1400. Già in un senatusconsulto del 17 agosto 1459 si trova lamentata la penuria di schiavi a Venezia, e si provvede a che gli schiavi comprati da Veneziani in Istria, Albania, Dalmazia ed altrove non vengano poi rivenduti a Firenze, Siena, Bologna, o in altri luoghi (1); e da quell'epoca in poi gli atti già così numerosi di compre-vendite, di donazioni, ecc, vanno a poco a poco scomparendo (2). Oltre alla schiavitù propriamente detta, fioriva in Venezia anche il commercioo delle così dette anime. Erano questi dei fanciulli e giovanetti d'ambo i sessi, venduti dai genitori stessi; e venivano per lo più da Corfù, Durazzo, Albania, Dalmazia, Istria, e pare anche da Trento e dalla Lombardia. Finalmente una terza varietà di schiavitù era data dalle prede di guerra: e pur troppo non solo dalle guerre combattute all'estero, come quelle dei Veneziani e dei Genovesi in Oriente, ma anche dalle guerre tra italiani e italiani. In una piccola serie di lettere dirette a un mercatante pratese, residente a Ragusa, Giuliano Marcovaldi, da suo fratello Sandro rsidente in Prato, lettere che io possiedo in originale, trovo che questi, dopo aver più volte pregato il fratello di acquistar per conto suo a Ragusa una qualche ragazza (3), gli dice di essersi dato da fare per _________________ (1) "Perchè molti che conduxe et fa condur a Venetia delle anime d'Istria, de Dalmatia, de Albania et de altri luoghi.... da e luoga dette anime a persone forestiere et a altre che le conduxe et fa condur fuera de Venetia, cioè a Fiorenza, a Siena, a Bologna et ad altri luogi che non son sottoposti alla Signoria Nostra, nei qual luogi le roman in perpetua servitù... vada parte che considerata la penuria, zoè el desasio, de schiavi et schiave che ha i zentilhomeni et citadini nostri, sia provisto che per l'avegnir cadaun padron de barcha... debia tuor la boletta al Castel nostro de Lio del numero et de la quantità de le anime discargade et del luogo dal qual l'haverà tolte" (LAZARI, l.c., pag. 490). (2) LAZARI, l.c. (3) Lettera del 15 Giugno 1424: ".... Di ciò sono chiaro perchè se' molto datoti faticha, se puoi con sollecitudine avere una fanciulla per noi. Amene [haimene] scritto, ma per anchora non hai trovato anchora nulla ch'io sappi; che di ciò io sia servito. Imperocchè quà ve n'è grande bisogno... E dimi [dicimi, mi dici] che a Corinto andò uno tuo compagno, e imponestigli d'una compera. Sicchè a ciò non so come n'hai auto da lui risposta. Fa' che in questo abbi pazienza e di ciò sia servito". Lettera del 5 Dicembre 1424: "Tu m'avvisi che non hai anchora trovato niuna fanciulla....".

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averne dal Lucchese, dove i Pratesi erano andati coi Fiorentini a guerreggiare e avevan fatto molta preda (¹). Meno di un secolo dopo dovevano poi i Pratesi scontare queste rapine col terribile sacco dato alla loro terra dagli Spagnuoli, e durato dal 29 agosto al 19 settembre 1512, e che, tra uccisi e prigionieri, ridusse la loro popolazione a meno della metà. « Partendosi dunque di Prato gli Spagnuoli », così narra una cronaca del tempo (²), « ne menorno seco gran moltitudine di prigioni, li quali, per l'inabilità, non avevan potuto pagar le taglie, e se n'andorno verso Brescia; dei quali prigioni chi fu comprato, cosa vituperosa!,

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