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racconta Giovanni Villani nella sua cronica nel Et truovo che sopra larco della porta della entrata principale delluogo de frati fu posto et murato nel muro uno scudo di marmo dellarme nostra il qua le vistette in fino a di miei chello edificio antico si dis fece et formossi el nuovo che oggie anchora imper fecto Et poi quando fu facta la faccia nuova della detta chiesa dinanzi ad mia richiesta feciono i frati rimectere a mie spese Uno scudo dellarme nostra nella detta faccia dallato dentro alla chiesa a punto in qullo luogo dove era stata la porta antica el detto scudo antico del marmo collarme nostra et cose e hora: nel quale luogo se iddio il concede intendo di fare una cappella et ivi la mia sepultura quando a dio rendero la mia anima la quale conceda ame esso iddio di faer si che sia allui accepta Truovo anchora che come che i detti nostri progenitori tor nassino a stare a firenze gia sono lunghissimi tem pi come detto e mente dimeno percio che non disces sono mai adarti ne ad mercatantia usavano piu in contado alloro tenute uccellando et cacciando et tegnendo loro usanze et grandigie che in citta infino a gliavoi nostri siche nella ciptandinan za in quelli tempi no presono grande fama co me quelli da ricasoli i quali stati nobili antichi et grandissimi huomini nel contado di firenze et nella cittadinanaza non presono mai grande faa ne mai non curarono daver nella citta lor si ti ritenendosi pero colla grandigia del contado Ma pure truovo chel decto Messere Ruggieri doctore

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fu de signori priofi da firenze per lo sexto di sapie ro scheraggio nel MCCLXXXVIIII del ese dapro le insieme con Messer Jacopo da Certalkdo iudice per lo secto doltrarno et condino compagni per lo sexto di borgo et con pagno bordoni per sexto di san bra chatio et con Dino vocato pecora per lo secto di por ta delduomo con Bernarndo di Messer manfredi degliach mari perlo sexto di porto Sanpiero et loro notaio fu Ser Benvenuto olivieri da sexto Truovo ancho ra celdecto Lapo dalbertuccio il quae fu ame padre et te avolo il quae fu huomo pacifico et di buona conditione et fama et molto amato dao gni maniera digente et dilectossi dabitare allatia fu de signori priori da firenze molte volte et una volta fu de priori et in quello ufficio mori con gran de honore Dopo lui molti di noi furono in quello ufficio de signori priori et spetialmente il detto Ruggieri di Messer Lapo Il quale fu molte volte gonfalo niere di guistitia et reputato fu valentissimo et lealissimo huomo et a di nostri Alberto mio fra tello pu volte e stato in quello ufficio et neglialitre uffici della citta et spetialmente negi uffici di par te guelfa nella quale parte et ne suoi uffici tutta la nostra famigla sempre e stata molto accepta co me diro nella risposta che aro all atua terza doman da Et accioche non prehendessi adminatione che non bedi che io sia salito a quallo ufficio del priora to sappia che ne tempi che si feciono gli squieterni elle borse et sachi dove sono messi per motiam et donde si trahe quello ufficio secondo gli ordini

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della citta lo ero clerico e piovano siche non dovea es sere messo negli ufici temporali Vero e che poi che lasciai il chericato et presi donna come fare potea di ragione pero che non avea altro che due minori ordini sono facti alcuni squietini et borse et sachi delle quali alcuna none finita alchuna non e cominciata a tocca re credesi et sperasi che in quelle debba essere siche se vita ne concede iddio anchora a quello ufficio posso ag giugnere Hora perche la penna ma tra protato in piu lungo scrivere che cominciando non credetti faro fine a questa parte concludendo a te che secondo cheo potuto comprehendere da miei antichi et dantichi villani de paesi in cui persuccessione et fama se conservata la memoria delle cose antiche fu tempo che tegnendo i nostri progenitori la loro parte del castello di cuora et di nepozano et il casteoo di failla et faella et di moran fu de quali di sopra o facto mentione et altre loro teu te et castella heggonon intorno di dumila fedeli et accio che tu ne altri di questo non it maravigli veggendo la detta nostra famigla ridocta in si basso loco leggi il poeta fiorentino Dante nel xvio capitolo nel paradiso che comincia O poca nostra nobilta di sangue et ?? dice cosi Se tu raguardi Luni et vi bisagla Come sono ite et come se ne vanno Dietro a esse chiusi et sinigagla V dir come leschiatte si dissamo Non ti parra nuova cosa ne forte Poscia che le citta tremine anno Le vostre cost tutte anno lor morte Si ome voi ima celasi in alcuna

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Chedura motlo e leviet son corte Et come il volger del ciel de la luna Copre et di scuopre i liti snaza posa Cosi fa di fiorenza la fortuna Per che non dea parer mmirabil cosa Cio chio diro deglialti fiorentini Onde e la fama nel tempo nascosa I udi glughi et iddi i castellinin Philippi greci ormanni et alberighi Gia nel color illustri cittadini et ??

INCOMINCIA LA SECONDA domanda DELLA TERZA PAR TE DELLA EPISTOA DI MESSER LAPO DA CASTI GLIONCHIO A MESSER BERNARDO CANONICO SUO FIGLUOLO CIOE SERA DEL NUMERO DE GRA DI O DE POPOLANI DELLA CITTA DI FIRENZE

EXAMINAVO HORA LA SECONDA tua domada ciose se del numero de grandi o de popolani della detta citta seconda el modo el rito della detta citta. E potrebbe a molti questa tua seconda domanda pare re imporvida et superflua percio che nella tua pri ma domanda la quale u se eri noblie o plebio que sta seconda pare decisa et terminata per che se secoda loa doctrin a quivi data per me et per l atua orignie cosi dichiarata prehendrai te esseer plebeio sarai popolano et del numero de popolani: percio che come quivi fu detto socto nome della plebie si conpren dono tutti altro che nobili Et Cosi e converso se secondo

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La predecta doctrina et declartione di tua orignine comprehenderai essere noblie il quae iudicio in quel la parte lasciai a te: sarai del numero de grandi per cio che quella sonon inobili i quali sotto nome di plebe on si induconon come nella detta parte fu detto Et per tanto pare che questa tua seconda domanda come detto e sia in cauta et superfula: Et il poeta pertra cha dice che domandare saviamente e grande sessno dinteridimento. Ma non obstanti i detti corati ar gomenti dico che questa tua seconda domanda pro cede et none superflua. Et accio che questo inten da megli e da sapere che questa domanda dioe do mandare se acluno e nobile o plebeio si puo pre hendere et intendere i due modi Luno modo sie secondo ragione comune Laltro modo sie seocndo gli statuti delluogo donde e colue di cui si domanda Et questi due diversi modi dintendere son chiari Il primo e chiaro percio che nullo dubbio e che se nullo statuto fosse al mondo nente dimeno e v ro adure secondo ragione comune et seconda la scrittura sancta che perli luoghi del omndo sono de nobili et de plelbi. Et quelli sono nobili et quelli plebei i quali et secondo che chiaramente fu detto di soptra risondendo all tua prima domanda dove examinamo che chosa era nobilita et che era noblie et che era plebio. I secondo modo dintendere e chiaro: percio che come ancora fu detto di sopra nel detto luogo. La citta per suoi statuti puo di nuovo concedere altrui nobilita et fare altrui nobile an zi piu su detto che colui era nobile il quale era

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