Alberti, Leon Battista, 1404-1472. Deiphira : manuscript, [not after 1472]. MS Typ 422. Houghton Library, Harvard University, Cambridge, Mass.

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ner ascoso. Ne si trova chi cerchi sapere le cose palese vero. Ma ciaschuno qua si da natura desidera piu investigare quello che sia occulto; ne giova in se dogni minima cosa sospectare / pero che ale grande imprese poco nuocono / i picioli in- paci. Et ben che forse da qualche parte sia da sospectare mai pero se vuole | monstrarsi sospectoso; pero chel tuo sospecto insegna a sospectare altrui. Sempre fu il sospecto indicio di malamente, mon- strare damare dolce / et honesto mai fu nocivo / et mai dispiaque. Ma amonstrarsi vinto da troppo amore; sempre fu | dannoso non tanto apresso gli altri suoi

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quanto appresso di chi tu ami. Questo costume troverai in omni femina / che mai amara chi troppo ami lei. Stimano le femine servo non amante chi troppo loro stia sugieto. Et godono non de la molta affectione di coloro sia troppo ubidien- te ma del servigio; et per non perdere il servigio / mai sofferano lo infelice amante esca di tormento. Anci per ben haverlo | sugieto omni di pongono novo dolore. Ma dimmi questa quale tu ami merita ella esser amata da te? pero che sarebbe troppo biasmo amare persona di che tu havessi aroserti / quando ella ti fusse in presentia lodata. Pallimacro. O felice

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chi puo amare / et non amare asua posta Io non potei fare chi non amasse / ne posso ristare di dolermi amando. Non deiphira mia non deiphira non meriti di essere amata dame? Tu bella tu gientile / tu ligiadra si; ma troppo sdegnosa / troppo obstinata / troppo suspectosa / poco pietosa. Un piciolo giacio in una preciosissima gemma la viliscie. Et uno acto sdegnoso dishonesta omni bel volto, et ben che tu mi sie nimica / o deiphira mia / tu pur me sei cara. Et ben chio mi doglia esserti cum mie lacrime gioco pur mi piace contentarti dogni | mio male, tu cossi voi / et io tanto posso

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sofferire dolore quanto ti piacie. Cossi amore mha insegnato offerirme aqualunche oltragio. Quando che sia piangierai tu deiphira mia; quando che sia piangierai haver straciato me in che tu conoscerai fede et amore piu che in persona qual mai fusse / qual sia / qual mai possa esser. Mai fu deiphira mia mai fu, mai sera; che tanto / et cum si ferma fede ami / quanto io amo te et amaroti certo mente che io viva. Ancora morto te seguiro amando, ma tu tardi piangierai essere tanto tempo in darno stata da me amata. Oime cum quante lacrime desiderarai il dolce perduto tempo

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et sollazo. Philarco. Et questo altro errore, mi pare non picolo inchi ama che mai resta fra se stessi pregare; lodare et dolersi achi non lode, et poi in presen- tia dimenticano se stessi stupefano diventano muti; et solo dicono cose di che poi si dolorano haverle dete. E si vole fra se prima pensare che acti che guardi; che parole in che modo ogniuna cosa sia melgio et piu utile ate / et piu accepto achi tu ami; et mai esserla in cosa alcuna ben minima senon grato et iocundo. Tacere non troppo; parlare non superbo; chiedere gientile; ascoltare gratioso, rimirare dolce; motegiare festivo

[Catchword: Solazare.]
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